
Dopo le polemiche suscitate dall’istallazione, Guillermo Habacuc Vargas, rischia l’esclusione dalla Biennale Centroamericana del 2008
COSTA RICA - Guillermo Habacuc Vargas, artista 50enne del Costa Rica, ha legato in un angolo della galleria Codice di Managua un cane randagio, senza cibo nè acqua. “L’opera d’arte” è intitolata: “Sei quello che leggi”. L’animale pare sia morto dopo due giorni. Per questo motivo è a rischio la partecipazione dell'artista alla Biennale Centroamericana del 2008.
In un'intervista rilasciata a la Nación, Vargas si è difeso dichiarando che lo scopo del lavoro non era causare sofferenza alla povera innocente creatura, bensì illustrare un problema della sua città natale, San Josè, Costa Rica, e non solo: decine di migliaia di randagi muoiono di fame e malattia e nessuno dedica loro attenzioni. Se invece una di queste creature morte di fame viene mostrata in pubblico, come nel caso di Nativity (ndr questo è il nome del cane), ciò genera un ritorno di critiche che evidenzia una grande ipocrisia.
Le sue motivazioni non hanno convinto oltre 150.000 persone che da tutto il mondo, in pochissimi giorni, hanno espresso la propria indignazione verso quella che non può essere certo considerata un'opera d'arte. Diversa è l’opinione del Madc (Museo de arte y diseno contemporaneo) che ha confermato la sua stima per Habacuc Vargas rifiutando ogni intervento, a cominciare dalla cancellazione dell'artista dal catalogo della Biennale Centroamericana del 2008.
"Un'opera anche se discussa e discutibile - recita un comunicato del museo - deve servire da spunto per opinioni diverse, e sia pure contrarie, però non deve mai dare spunto a censura".
Vargas, comunque, in un comunicato diffuso via web ha affermato che “Sei quello che leggi” non verrà più chiamata "opera d'arte", in segno di rispetto verso quanti si sono sentiti offesi. Ha ammesso l'errore ed ha chiesto a tutti di accettare le sue scuse. Scuse non accettate dall'OIPA Italia (Organizzazione Internazionale Protezione Animali) che sta studiando il caso per presentare un ricorso davanti al tribunale locale.
Maria Carola Catalano
Pubblicato su: corriere di roma


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