domenica, aprile 01, 2007

L'era della free press

Slogan vincente: un pò di tutto per tutti.

Quasi sette milioni di copie giornaliere, più di cento giornalisti assunti e una crescita percentuale degli introiti pubblicitari a due cifre. Quello dei quotidiani gratuiti e' un fenomeno che si conferma come una realtà difficilmente trascurabile. Dopo un esordio difficile (luglio 2000), la free press ha ottenuto il sostegno dei lettori e della pubblicità ritagliandosi uno spazio proprio. E’ sbarcata in Italia con i quotidiani, in ordine di apparizione, Metro, Leggo, City e E-polis che vengono normalmente distribuiti presso le fermate dei mezzi pubblici o nelle stazioni. E' riuscita in pochissimo tempo a raggiungere un pubblico che altri mezzi non riescono a coprire. Ma chi sono questi lettori? Le ultime indagini di mercato hanno immortalato il fruitore finale del prodotto free: il lettore tipo è compreso nella fascia d’età 20-45 anni, ha un’istruzione superiore e un alto tenore di vita. Insomma, il consumatore perfetto o quasi. Fra i lettori free press ci sono anche universitari, operai e pensionati. Ulteriore dato da non sottovalutare: la quota delle lettrici è uguale a quella dei maschi. Com’ è possibile che i giornali a pagamento stiano perdendo progressivamente le donne e non riescano a conquistare i lettori giovani e quelli gratuiti, considerati dai grandi editori giornali di serie b, siano riusciti a catturare la loro attenzione? Il motivo non può consistere soltanto nel fatto che sono distribuiti gratuitamente. Ed infatti non è così. Il fattore di successo della free press deriva dalla sua essenzialità, dagli articoli brevi che vengono consumati rapidamente. Oggi la gente ha sempre meno tempo dunque ha bisogno di un prodotto informativo sintetico. I giornali a pagamento oltre ad avere un numero di pagine elevato, hanno bisogno di essere acquistati all’edicola mentre i loro “concorrenti” raggiungono il lettore in situazioni in cui non ha niente da fare. I giornali gratuiti utilizzano inoltre un linguaggio più asciutto e vicino a quello di Internet e dei blog. Tutti questi fattori insieme fanno della free press un fenomeno di successo che non sembra avere nessuna intensione di arrestarsi. Ultimamente a fare compagnia ai principali quotidiani “free papers” nelle città italiane sono arrivati anche una miriade di magazine e pocket magazine free press. Colorate e dalla grafica accattivante, le nuove pubblicazioni sono distribuite in location alla moda, frequentate da un pubblico “trendy” in cerca di svago e novità. Fra un cocktail e l’altro i giovani milanesi (o romani, o torinesi, o bolognesi) sfogliano con voracità le nuove “bibbie del divertimento”, per conoscere il concerto del mese o il locale del momento. Oltre alle informazioni relative alla sfera dell’entertainment, i free magazine cercano di captare le tendenze e se è possibile di anticiparle, con servizi dal taglio innovativo e graffiante. Esemplare, in questo senso, è il milanese Zero 2, con le varianti locali Zero 51 (Bologna), Zero 55 (Firenze), Zero 10 (Torino), che rivoluziona il modo di comunicare con il suo pubblico, fondendo la propria identità con il messaggio pubblicitario presente in copertina. Nel contesto dell’information and communication society, la free press si posiziona quindi come risorsa simbolica in grado di mostrare la progressiva centralità di un bene quale l’informazione, e allo stesso tempo di soddisfare aspettative ed interessi culturali delle nuove generazioni. Il cambiamento strutturale che interessa la forma e i contenuti dei neogiornali e che mira ad indurre modalità di fruizione più vicine alla navigazione in rete è dunque il riflesso di alcune significative trasformazioni a livello sociale e culturale che i free papers non solo registrano, ma di cui fanno parte.

Maria Carola Catalano

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