
Ecco il racconto della vicenda che ha causato le crepe all'appartamento della famiglia Serafini e che si è trasformata in una vicenda giudiciziaria dai risvolti ancora tutti da scrivere
La storia di Laura e Gilberto Serafini comincia nel dicembre 2005 quando, nell’area compresa tra via Andrea Doria, via Santamaura, via Tunisi e via Candia, la società N.M.A.D. S.r.l. dava il via ai lavori per la costruzione del nuovo Mercato Trionfale.
Il progetto, concordato con il Comune di Roma, prevedeva, tra le altre cose, un parcheggio interrato di tre piani composto da 761 posti auto, di cui 342 a rotazione e 419 destinati a box privati. Al fine di ottenere lo sbancamento dell’area destinata al parcheggio, inoltre, la società si impegnava a realizzare una paratia di cemento armato sorretta da due file di tiranti.
Nei mesi di marzo e aprile 2006, mentre veniva realizzata la prima fila di tiranti, si determinavano le prime gravi lesioni al condominio di via Santamaura, 39. E’ a quel punto che Laura Serafini e Gilberto Franco decidono di chiamare per la prima volta i vigili del fuoco che, il primo aprile 2006, effettuata una verifica statica dell’edificio, constatavano la “presenza di un distacco sul giunto di separazione con l’edificio adiacente di cui al civico 49, che ha determinato una discontinuità tra i due fabbricati”.
A distanza di pochi giorni dal sopralluogo le crepe aumentavano così i vigili del fuoco, nuovamente contattati, effettuavano un’ulteriore verifica di stabilità e accertavano ulteriori dissesti. Il 6 aprile 2006 il XVII gruppo della polizia municipale obbligava, quindi, l’amministratore del condominio a realizzare tutti gli adempimenti di natura tecnica diretti alla salvaguardia dell’incolumità delle persone.
Il 16 marzo 2007 l’ing. Cinuzzi, incaricato dai condomini di monitorare la situazione all’interno degli stabili, segnalava un peggioramento della situazione. Il 27 ottobre 2008 l’ing. Albanese, incaricato dal signor Enzo Serafini, dopo aver rilevato la presenza di lesioni in tutti i locali dell’appartamento, effettuava una perizia nella quale si stabilisce l’ammontare dei danni subiti (circa 45 mila euro).
Nella medesima perizia l’ingegnere affermava: “a causare i danni sono state le perforazioni effettuate dalla società N.M.A.D. S.r.l. per la realizzazione dei tiranti”. Queste perforazioni, infatti, attraversando strati di terreno argilloso, avevano provocato la fuoriuscita dell’acqua della falda, la decompressione del terreno e il conseguente abbassamento del piano di posa delle fondamenta.
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